Comitato per la partecipazione e la democrazia Catania

 12/03/04

COMUNICATO

Oggetto: Catania,  Waterfront: i conti senza “l’oste”.

E adesso volano gli stracci. Si acutizzano pianti e lamenti.

Alla fine del pranzo il conto lo presenta sempre l’oste. In questo caso la parte viene assunta dal Governo nazionale di centro-destra con la Legge Finanziaria.

Dopo oltre tre anni di ben congegnate ed edulcorate campagne di sensibilizzazione e di “acculturamento” dell’opinione pubblica sui “vantaggi” derivanti dal mare liberato dai progetti sinergici tra l’Amministrazione comunale catanese di centro-destra e le Ferrovie dello Stato, che, prevedono di impegnare risorse economiche faraoniche, alla fine il progetto è stato smontato dal Governo, cioè dai loro stessi rappresentanti dei partiti che costituiscono la maggioranza, tramite la Legge Finanziaria.

I vari re e loro corti rimangono nudi, senza coperture. Le ristrettezze di una finanziaria da “guerra”, che per l’improvvida gestione dello stato italico da parte dei governanti (molto generosa con tutte le risme di evasori ed abusivismi) è stata impostata per togliere drasticamente risorse a tutti, Regioni, Enti Locali, tagliando a piene mani i servizi sociali pubblici, scuola, università e ricerca comprese, e i piani di sviluppo, ha lasciato, di conseguenza, i binari ferroviari costieri catanesi privati dell’interramento.

Avevano previsto, sulla carta, con grande scienza di fantasia, di impegnare dalle pubbliche casse risorse economiche per ben 826 milioni di euro al fine di interrare i binari ferroviari da Ognina a Acquicella-Bicocca, con l’interramento della stazione centrale (?!?), e con l’aggiunta di altri 500 milioni di euro (tanto paga il popolo) da dedicare all’abbattimento degli storici Archi della Marina.

 Un totale di oltre 2500 miliardi di vecchie lire. Per fare il waterfront: il “fronte d’acqua”….di mare.

I progetti di riempimento del fronte marino “liberato”….dai binari, ancora alquanto segreti per i beneficianti, i cittadini catanesi, pare che prevedano, specie tra Ognina e p.za Europa: villaggio turistico, nuovi palazzi accompagnati da “torri” residenziali, porto turistico, e quant’altro ancora di prevedibile colore cementizio.

Si aggiungono, infatti, altri siti alberghieri-turistici, da realizzare nell’area interessata come previsto nel piano PRUSST votato il 14 ottobre 2003 dal Consiglio comunale di Catania, che, per gli strani scherzi della democrazia consiliare è stato varato con soli 15 voti a favore su un complessivo di 45 componenti.

Scartato in corso d’opera (non ritenuto idoneo dalla Regione siciliana)….così pare, a meno di recuperi in tempi supplementari, l’abbattimento degli Archi della Marina, la F.S. aveva richiesto al Cipe (programmazione economica nazionale) 560 miliardi di euro sul totale degli 826 milioni euro preventivati. La parte restante, 256 milioni e, oltre 500 miliardi di vecchie lire, doveva essere recuperata vendendo/cedendo a privati, così si capisce dalle scarne letture giornalistiche, le aree costiere “liberate” di pertinenza delle FS e del Comune di Catania.

Tra l’altro i “programmatori” non hanno mai informato i cittadini e l’opinione pubblica riguardo l’aspetto centrale e vincolante: con quali “attrezzi di lavoro” si intenderebbero rimuovere le normative di legge che vietano di costruire entro i 150 metri dal mare?

Improvvisamente, sul tanto fantasmagorico ardire progettuale è esploso il botto. Un gran botto….a scoppio ritardato.

Proprio in questi giorni, dopo diversi mesi dal varo della Legge finanziaria, tutti, con gran rumore di grancasse, “scoprono” che in virtù di un “piccolo codicillo” legislativo, il comma 177 dell’art. 4 di detta legge, questione considerata prioritaria nell’indirizzo della gestione finanziaria dello Stato, i finanziamenti richiesti al Cipe non possono essere concessi in quanto illeciti a norma di stessa legge.

Infatti, la nuova finanziaria recita chiaro e bene che le opere pubbliche devono essere realizzate con il coinvolgimento di capitali privati. In questo caso non c’è nessuna partecipazione privata finalizzata agli interramenti.

Si “scopre”, inoltre, che la stragrande maggioranza delle iniziative inserite dal Governo nella legge obiettivo non possono essere realizzate, specie quelle previste nel Mezzogiorno. Di fatto bloccate, compreso il riassetto ferroviario correlato alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, interrompendo, quindi, l’inizio dei lavori dello stesso fantasmagorico Ponte, che tra l’altro, proprio ieri è stato bocciato dal Parlamento europeo non ritenendolo opera prioritaria.

Il Governo di centro-destra ha fatto approvare la Legge finanziaria, in maniera cieca e blindata, con voto di fiducia, impedendo al Parlamento il libero confronto democratico con il conseguente drastico taglio di tutti gli emendamenti presentati.

Fine dei “sogni”? Speriamo di si!

Ma a che e a Chi serve l’interramento dei binari ferroviari nel tratto costiero?

Catania e i suoi cittadini ne hanno reale ed impellente bisogno?

Servono, lottizzazioni, recinzioni e cementificazioni lato mare, nella zona più pregiata della città sul piano ambientale (e proprio per questo più appetibile)? Un’area che ha mantenuto il suo aspetto di conservazione naturalistica proprio in virtù della “difesa” rappresentata dai binari!

Ne beneficiano la città e i suoi residenti? E, in che termini di sviluppo vero, usufruibile da tutti, ed eco-sostenibile?

E, poi, in virtù di quali miracolistiche deroghe si può supporre di edificare entro i 150 metri dal mare?

Mentre Catania si trova agli ultimissimi posti nelle graduatorie nazionali per vivibilità, degrado e qualità della vita, con tante e prioritarie esigenze rimaste strutturalmente sempre inevase, dai quartieri ghetto abbandonati ai tanti servizi pubblici precari, dall’avvelenante mobilità autoveicolare quotidiana alle tanti e grandi disoccupazioni e precarietà, come si può razionalmente supporre di fare impiegare dalle pubbliche casse ben 1600 miliardi vecchie lire per “liberare” il mare di quel tratto di costa dai binari, per poi coprirlo di fatto, con “opere” di vario genere che non rappresentano un concreto ritorno per la città e i suoi cittadini?

Ancora. Hanno previsto ulteriori 62 milioni di euro aggiuntivi per interrare i binari ferroviari nel tratto Ognina-piazza Europa, un tragitto dove di già la ferrovia passa in galleria. Quindi, a cosa serve questo investimento?

Inoltre, sorgono altre fondamentali considerazioni:

Che ruolo ha il Consiglio comunale sugli indirizzi di programmazione e di scelta che riguardano il modello di sviluppo e di razionalizzazione d’uso della città e del suo territorio, specie su tematiche che dovrebbero rappresentare l’asse portante del Piano Regolatore Generale?

Il famoso PRG scaduto ormai nei tempi e divenuto tragica farsa per gli interessi e i bisogni reali di Catania!

Sugli interramenti ferroviari e sui nessi di corredo è stato mai chiamato a pronunziarsi, per realizzare un confronto ed esprimere un parere vincolante? Sembra proprio di no!

I cittadini catanesi sono stati mai coinvolti in quanto potenziali Soggetti attivi di democrazia reale, partecipata e di scelta, o devono essere sempre essere trattati da sudditi passivi costretti supinamente solo ad accettare?

In un sistema politico e sociale nominalmente di sovrana democrazia, Chi, e in quali luoghi si decidono le sorti di Catania e dei suoi abitanti?

Alfine, sorprende alquanto, che in questo salutare inghippo dai contorni contorti e bizantini: fondi economici progettati / blocco della legge finanziaria, tutto giocato dentro i livelli istituzionali governati dal centro-destra (Comune, Regione, Governo), di fronte al silenzio della deputazione territoriale catanese della “casa delle libertà” in sede di Parlamento nazionale, guarda caso si è fatto aventi il centro-sinistra

Con una apposita urgente interrogazione parlamentare, presentata pochi giorni addietro, a firma degli on. Burtone, Bianco, Finocchiaro, nel chiedere (giustamente) al Governo nazionale conto e ragione del blocco dei finanziamenti pubblici per le opere infrastrutturali non coadiuvate dalla partecipazione finanziaria privata, specie nelle aree del Sud, portano come esempio di eclatante danno il blocco della “liberazione del mare” nel tratto costiero catanese.

Al dunque il lungo pubblico silenzio è stato rotto. Anche il centro-sinistra catanese, almeno l’Ulivo, ritiene prioritario e congruo per lo “sviluppo” della città spendere 1500/2500 miliardi vecchie lire (con Archi della marina in su o in giù) per rimuovere le famigerate “porte del carcere” di Catania, cioè i binari ferroviari.

Quindi, rispetto al modello città del centro destra che amministra Catania, quali sono le differenze portanti e significative che vengono poste dal centro-sinistra territoriale?

Dovrebbe essere obbligo politico e sociale dare una urgente risposta ai cittadini catanesi.

Le altre parti della sinistra catanese che dicono?

Infine, le forze sociali, sindacali, associazioniste ed ambientaliste cosa ne pensano di questo mega progetto? Vogliono anche loro continuare a restare nel silenzio?